Non sempre l’amore per il cinema nasce al cinema. La stangata, un prodotto della nostalgia hollywoodiana trasmesso dalla nostra televisione, colpì la sottoscritta, che per ragioni anagrafiche non poté vedere il film in sala, per la stilizzazione d’ambiente, il gioco, il piacere del travestimento che certo provarono Paul Newman e Robert Redford nel ritrarre la vitalità scapestrata dell’epoca d’oro del cinema. I costumi erano di una campionessa del classico, Edith Head, la quale affermò con orgoglio che quel Costume Award fu il primo assegnato a un film al maschile. Berretti irlandesi e completi, bretelle e Borsalino, a tratti chiassosi, intrisi di un dandismo americano. Quelle forme e colori vennero usati tra i Sessanta e i Settanta per rappresentare un mito nazionale, un individualismo scanzonato e chic. Il passo a un’icona femminile fu breve: la Bonnie di Arthur Penn, Faye Dunaway, avvolta in tailleur e abiti tagliati di sbieco – gli irresistibili baschi portati sulle ventitré –, confermava che Hollywood è innanzitutto charme.