Sono innumerevoli le reminiscenze, i flash cinefili, le tracce visive che saltano alla memoria ripercorrendo i miei anni della formazione, e non solo. Il corso su Orson Welles alla Statale di Milano: la sequenza al luna park di The Lady from Shanghai e noi seduti sbalorditi sui gradoni dell’aula 211 di via Festa del Perdono. Il corso su Sergio Leone, nell’aula ad anfiteatro semibuia dove ho visto per la prima volta Per un pugno di dollari. Galoppavano i cavalli e galoppava il mio cuore perché ero cotto di una compagna di corso. O il volto di Jean Seberg in Bonjour tristesse di Preminger, nell’aula 39 al primo piano di Palazzo Nuovo, a Torino, nel corso di Storia del cinema nordamericano. Ma anche tutto il cinema di Marco Ferreri, gustato fin da ragazzo, e in particolare Ugo Tognazzi con Annie Girardot che avanzano per un vicolo affollato di Napoli, mentre lei intona La novia (La donna scimmia). Forse, però, la vera madeleine è rappresentata da di Fellini: intravisto fin da bambino, ritrovato da adolescente in VHS, e mai più dimenticato. La rumba della Saraghina, le terme, i provini, “Asa Nisi Masa”, e soprattutto la sequenza finale, sulla marcia di Nino Rota: tutti i personaggi raccolti nel girotondo forse salvifico, forse risolutore, che lascia infine spazio ai clown e a un bambino con il flauto, vestito di bianco, che esce di scena per ultimo. E si spengono le luci.