Due scintille accesero la mia passione per il cinema quando ero bambina.  Incuriosita dai dispositivi ottici che mi rendevano autonoma nell’esplorazione del mondo, mi divertivo a giocare con il Cinepoli, un dispositivo ottico del cinema per bambini inventato e brevettato da un avo del mio zio Dino nel 1930.  Il Cinepoli, la prima scintilla: guardavo dentro la scatola attraverso due lenti e ammiravo racconti a fumetti colorati che scorrevano in verticale su rotolini di carta, come al cinema. La seconda scintilla avvenne a cinque anni con la serie televisiva L’ora di Hitchcock, quei film da lui presentati mi fecero conoscere il fascino del cinema: impeccabili inquadrature in bianco e nero, dense di suspense, mi tenevano incollata allo schermo, catturata dalla tensione dell’intreccio narrativo. Il colpo di fulmine arrivò con Notorious, per me il sublime nel cinema, la quintessenza di Hitchcock come disse Truffaut. Non ricordo quando lo vidi la prima volta, ma fu il mio incontro fatale.