La scoperta del cinema prima ancora che fosse per me cinema. Nella biblioteca di mio padre c’era un libro rilegato in pelle rossa. Titolo: I protagonisti del XX secolo. Era un libro di biografie, ricco di foto. Avrò avuto sei o sette anni, quel libro mi affascinava, per le immagini, non per il testo. Una delle biografie, su cui tornavo in continuazione, era quella di Ejzenštejn. Quelle immagini provocavano in me un piacere unico, come di un mondo fantastico, altro. I cavalieri teutoni nelle loro armature, la scalinata di Odessa, o quei volti di immensa bellezza.

Un’immagine in particolare, dalla composizione inusuale, con dei teschi in basso in primo piano e dei frati sullo sfondo: quell’immagine aveva un effetto ipnotico, e il desiderio di vederla muoversi, rimase a lungo forte, intensa. Fu dopo diversi anni, una decina circa, che vidi finalmente Que viva Mexico, da cui quell’inquadratura era tratta. Ecco, il piacere del movimento si liberava allora in un’immagine che in fondo ha segnato il mio desiderio.

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