Molti anni fa, giovane studentessa di filosofia, scopersi il cinema muto. Fu subito grande amore: questo nuovo territorio da esplorare mi dava le vertigini. Decisi di procedere sistematicamente e di passare tutte le mattine alla videoteca della Biblioteca Centrale di Milano, guardando le VHS della sezione ‘cinema muto’ in ordine alfabetico. Le copie erano terribili, ma vidi cose bellissime. Un giorno arrivai alla ‘P’ di I Proscritti. Forse nell’incredibile impressione che mi fece il film valse anche l’effetto sorpresa: non ne sapevo nulla. Ricordo le scene in montagna, mai avevo assistito a qualcosa che rappresentasse tanto bene sullo schermo la libertà. Una libertà che però si paga, nella vita come nell’incredibile finale che ancora oggi rimane uno dei più struggenti della mia memoria di spettatrice. Mi misi a piangere davanti allo schermo TV, ma di nascosto, perché nella mia idea di allora il cinefilo doveva sempre mantenere un certo distacco blasé. Per fortuna, scopersi poi, quella era una convinzione sbagliata

0