La sequenza finale del film rappresenta per chi scrive una fondamentale rivelazione, il cui riverbero è costantemente attivo.
Herzog materializza un’imminente apocalisse costruendo una potente tensione statica grazie a inquadrature fisse, gesti sospesi, spazi infiniti ispirati alla pittura di Friedrich e cromatismi caravaggeschi. Nel finale questa tensione si scioglie, come un pianto delicato e ancestrale, nelle immagini che raccontano l’ultima visione dopo la fine del mondo. Un piccolo gruppo di uomini su un’aspra isola rocciosa vive nella convinzione che la terra sia piatta. Mossi da un dubbio, gli uomini intraprendono un viaggio in mare aperto per conoscere la vera immagine del mondo. Un campo lungo incornicia la loro piccola imbarcazione, quasi immobile e sopraffatta dalle acque agitate, lasciando intendere tutta la fragilità dell’impresa. Immagini che suggeriscono una potente metafora delle sfide che animano il cinema: la ricerca di una sconfinata bellezza, anche nel fallimento.