San Pietroburgo, 2003. Ero in Russia per le ricerche della tesi di laurea. Nel tempo libero facevo il turista “secchione”: visitai anche la casa-museo di Sergej Kirov, capo del partito bolscevico di Leningrado, assassinato nel 1934. Nell’abitazione vi erano pure un televisore, un videoregistratore e dei vhs (non di Kirov). Fra i titoli disponibili trovai Putevka v žizn’ (Il cammino verso la vita, 1931) di Nikolaj Ekk. Chiesi di vederlo: la babuška di turno mi fece accomodare su una sedia (in realtà non tanto comoda) e inserì la cassetta. Era un film di cui avevo già letto in Italia, ma che non avevo mai visto. Un film bello e importante: prima opera sovietica sonora, presentata con successo alla neonata Mostra di Venezia nel 1932. Proprio la proiezione italiana mi incuriosì e volli saperne di più: perché i film sovietici al festival italiano? E così Putevka v žizn’ divenne importante non solo per il passato del cinema sovietico, ma anche per il futuro di un giovane laureando sardo.

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