1954: Milano-Sanremo e il ciclismo in tv

A poco più di due mesi dall’avvio delle trasmissioni ufficiali, il primo evento sportivo in diretta di un certo rilievo è la corsa ciclistica Milano-Sanremo del 19 marzo. C’erano già state negli anni precedenti sperimentazioni con partite di calcio e gare automobilistiche, ma è con la “classica” primaverile di ciclismo che il racconto dello sport in tv diventa elemento costante e inamovibile dell’offerta. Vennero trasmessi solo gli ultimi 300 metri della gara, ma lo sforzo tecnico e produttivo rivelava l’attenzione che il mezzo avrebbe riservato a questo “genere”. Ancora oggi, durante il Giro d’Italia o il Tour de France, il ciclismo è uno sport che popola l’immaginario e i consumi come appuntamento rituale e quotidiano.

1960: le Olimpiadi di Roma e l’espansione della televisione 

Preceduti dalle Olimpiadi invernali di Cortina del 1956, i Giochi Olimpici di Roma, inaugurati il 25 agosto, rappresentano un punto di svolta nella storia della televisione italiana. L’attesa per l’evento comporta un incremento nelle vendite dei televisori e la necessità da parte della Rai di coprire l’intero territorio nazionale. Con oltre 100 postazioni televisive, 450 tecnici, 17 telecronisti, 106 ore di programmazione (di cui 96 in Eurovisione), le Olimpiadi romane rappresentano la prima testimonianza della capacità dello sport di stimolare innovazioni tecnologiche e di espandere la programmazione lungo l’intero palinsesto. Una tendenza che ritroveremo puntuale ogni quattro anni come elemento di “riscrittura” televisiva dell’evento (dal colore e la computer graphics di Montreal ’76 al consumo streaming di Tokyo 2020).

1988: Alberto Tomba irrompe a Sanremo

Il 27 febbraio, la serata finale della 38°edizione del Festival di Sanremo viene interrotta per trasmettere la diretta della discesa di Alberto Tomba nello Slalom speciale di sci, durante le Olimpiadi invernali di Calgary, in Canada. “Fermeremo il Festival per farvi seguire la gara”, annunciano Miguel Bosè e Gabriella Carlucci, conduttori di quella edizione della kermesse canora, prima di dare la linea a Marco Franzelli che commenterà la conquista della medaglia d’oro dello sciatore bolognese. Lo sport è contenuto che sa anche scardinare la rigidità della programmazione e inserirsi nel flusso grazie alla sua natura popolare, aggregante e spettacolare.

1990: le “notti magiche” e il record d’ascolti

Dall’8 giugno all’8 luglio l’Italia ospita i mondiali di calcio: Italia ’90 è un’occasione di visibilità per il nostro paese e per la televisione che sperimenta nuovi linguaggi e tecniche di ripresa. Il palinsesto si arricchisce di programmi ancillari, rubriche, commenti nell’arco delle intere giornate, ma le partite (pomeridiane e serali) rimangono gli appuntamenti più attesi e seguiti. In particolare, la semifinale Italia-Argentina con la sconfitta degli “azzurri” ai rigori, viene vista da 27,5 milioni di spettatori: è in assoluto il programma più visto da quando esiste il sistema di rilevazione Auditel.

1992: la “febbre” per la vela

Esistono discipline considerate minori che, grazie alle imprese di atleti o squadre nazionali e alla copertura che ne dà la televisione, riescono a ritagliarsi spazi di visibilità e a coagulare intorno a sé un improvviso sentimento di condivisione. Tra i tanti casi, c’è quello della vela: le gare di Louis Vitton Cup e America’s Cup che vedono protagonista il “Moro di Venezia” nei mesi di aprile e maggio convogliano l’attenzione degli appassionati su Telemontecarlo in orari insoliti. È il segno di un posizionamento sull’area sportiva anche da parte dei broadcasters commerciali che si rafforzerà negli anni a venire. L’exploit (televisivo) del “Moro” sarà ripetuto da “Luna Rossa” nel 2000.

2006: “Andiamo a Berlino” e il mondiale su Sky

Con l’avvento delle pay-tv all’inizio degli anni ’90, lo sport (e il calcio in particolare) si trasforma in contenuto pregiato, fruibile dietro abbonamento. È un cambio radicale che interessa soprattutto il campionato di Serie A, progressivamente svuotato del rituale domenicale per lasciar spazio a una riorganizzazione dei calendari e alla ripartizione dei diritti televisivi. Anche i mondiali, pur mantenendo delle “finestre” in chiaro, approdano in pay; il primo caso è quello del 2006 che coincide con la vittoria della nazionale italiana e consolida nuovi modelli di racconto. “Andiamo a Berlino” della coppia Caressa-Bergomi, nella semifinale con la Germania, diventa emblema di uno stile di telecronaca distante da quello con cui Nando Martellini aveva commentato due altre celebri vittorie sui tedeschi: il 4-3 del ’70 e la finale di Spagna ’82.

2024: Sinner e la riscoperta del tennis

A distanza di settant’anni, l’evento sportivo continua a essere un architrave fondante dell’offerta televisiva. Nell’era della frammentazione dei contenuti e dei consumi, il suo ruolo rimane centrale nel garantire ascolti e riaggregare pubblici diversificati. Ciò vale per i grandi appuntamenti come per le discipline meno seguite in cui gareggino atleti italiani. A cavallo tra il 2023 e 2024, le imprese del tennista Jannik Sinner tra Atp, Coppa Davis e Australian Open hanno confermato la forza dello sport in tv, portando il tennis a ottenere i suoi maggiori ascolti di sempre e riaprendo il dibattito sulla necessità di garantire una copertura universale a certi eventi, catalizzatori di un’attenzione che va oltre il tecnicismo e che esprime un’appartenenza identitaria e culturale.