Nei miei ricordi, forse inconsciamente intaccati dagli eventi più recenti, sono del tutto assenti le sale e le visioni collettive, condivise: les films de ma vie sono quelli visti da sola. Ripercorrendo a ritroso i ricordi, la prima visione in solitaria risale ad un Capodanno di fine anni Novanta. È nitida l’immagine di una bambina rannicchiata sul divano davanti alla televisione, a notte fonda, unica superstite del colpo di sonno del primo dell’anno. Ricordo i titoli di testa di Young Frankenstein, un film in bianco e nero che, forse anche per ragioni cromatiche, aveva tutte le carte in regola per essere un film dell’orrore, almeno agli occhi di una giovane spettatrice. La visione clandestina di un film che doveva essere a colori e non lo era, che doveva spaventare ma inspiegabilmente sortiva l’effetto opposto, non poteva che imprimersi nella memoria e, col senno di poi, darmi una prima lezione di cinema (e di vita).