Antinoo classicamente vestito, trafitto da una freccia conficcata nel petto, con un caffè in una mano e il cornetto nell’altra: questa è la prima immagine cinematografica di cui ho memoria. Era una foto del set di Ulisse (1954) di Mario Camerini, che immortalava Anthony Quinn nei panni del re di Cefalonia in una pausa di lavorazione del film. Quand’ero bambina questa foto stava insieme ad altre in una scatola bianca dove mia madre conservava i ricordi del suo periodo lavorativo alla Lux Film. Mia madre tra l’altro era bravissima a raccontare storie mitologiche e nella mia testa i racconti sulla celebre casa di produzione romana si mescolavano con quelli sulle divinità e sugli eroi greci, creando un amalgama di fantasie stravaganti e binomi fantastici, così il tycoon Lux, dottor Gualino era tanto astuto da aver accecato un ciclope e il musicologo Gatti, suo braccio destro, si era finto pazzo per evitare l’arruolamento. Ho poi districato i fili dei racconti mettendoli in ordine, ma ho finito per occuparmi di Cinema italiano e narrazione, sarà un caso?

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