Era il 1981 o il 1982, avevo quattordici anni e facevo parte di un cineforum parrocchiale, rivale di quello comunista gestito dall’amministrazione rosso fiammante di un paese del basso mantovano. Durante la stagione, il ruolo di noi soci era quello di presentare un film, parlando per brevi minuti a metà proiezione, riportando qualche giudizio critico, ma evitando di svelare lo sviluppo della trama.  

Il primo film che mi capitò di presentare fu Ti ricordi di Dolly Bell (1981) di Emir Kusturica, di cui le recensioni parlavano entusiasticamente senza dire granché. Il punto non è quel film, ma l’inizio di una abitudine a presentare i film dopo il primo tempo. Film dopo film, imparai sempre meglio a parlare di quanto visto alla luce delle recensioni chiedendo agli astanti di immaginarsi dove la storia e i suoi personaggi sarebbero andati a parare. Da questo metodo accidentale ho imparato ad amare i film come partite a scacchi, iniziate e non mai finite, e a insegnarli come opere vive.