In quella sorta di museo immaginario che è l’appartamento di Dylan Dog, spicca, fin dalla prima avventura dell’indagatore dell’incubo, il poster del musical di Sharman: una bocca semiaperta, contornata da due labbra rosso fuoco, si staglia su un campo nero, mentre il titolo del film richiama l’effetto del sangue che gronda.

Un incontro cinematografico, quello che ho appena descritto, mediato da un albo destinato a diventare un fenomeno editoriale. Due linguaggi, il fumetto e il cinema, il cui incrocio è stato fatale per la mia personale scintilla cinefila. Scintilla nata forse dalla lettura di un fumetto che omaggia (e saccheggia) il grande schermo e da quel poster che mi ha fatto scoprire un piccolo gioiello, a sua volta ricco di tributi al genere fantastico. È proprio la bocca che appare sul poster a introdurci nel racconto, quando le labbra si schiudono per intonare il brano Science Fiction/Double Feature, una “celluloid jam” che è una vertigine di riferimenti al cinema di genere.