Comprai Shining in edicola che facevo la prima media. La videocassetta esibiva il volto folle e feroce di Jack Torrance, stretto tra le assi della porta del bagno. Non sapevo nulla di quel bagno, di quel volto, dell’autore del film. Ci misi qualche settimana a risparmiare il denaro necessario e la videocassetta fu mia. Arrivato a casa mi venne ritirata. Mi dissero che era un film proibito e la mia videocassetta sparì. Non ricordo come e quando Shining tornò, ma mi piace pensare che il mio destino cinematografico avesse deciso di mandarmi lì il primo segnale. La follia, la ferocia, il senso di peccato e il divieto, il possedere qualcosa che è oltre ciò che immagini e che ti è dato vedere, la luccicanza di un oltremondo fatto di figure che sembrano come noi, ma arrivano da un prima o da un dopo misterioso, che avanzano nel flusso di un tempo cristallizzato e labirintico sono il cinema per come lo cerco ancora, per come vorrei inseguirlo ora che è tutto così maledettamente più facile.