“Ta ligne de hanche. Ma ligne de chance … – Dis-moi, chéri, qu’est-ce que t’en penses ? Ce que j’en pense, quelle importance – J’ suis fou de joie tous les matins …”

La bocca grande e gli occhi malinconici di Anna Karina, i colori saturi dell’estate in Techniscope, le pinete assolate del sud della Francia, dove da studenti ci si rifugiava in vacanza con una pila di libri in casette spoglie dalle quali si spiava il mare. Anna Karina e Jean-Paul Belmondo mettono in scena (ancora una volta) il musical, eppure è in questa coreografia irrealistica che si respira autenticità, “la verità di un atteggiamento, di un’inflessione di voce, di un gesto”. Per anni ho avuto un piccolo ritaglio del film appiccicato al pc. Un’immagine bella che mi ha tenuto compagnia mentre la mia linea della fortuna si è dipanata pian piano, abissandosi e riemergendo, mentre la voce di un altro personaggio del film mi ricordava: “Film is like a battleground. Love. Hate. Action. Violence. Death. In one word: emotions”.

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