Più che un immagine, l’elemento che ha segnato in modo indelebile l’orientamento delle mie ricerche è stata una voce, quella di Oumarou Ganda in Moi, un noir (1958). Per finalizzare questo film, girato da Rouch a Abidjan, negli anni ’50, i protagonisti del film (tutti attori non professionisti) furono invitati a improvvisare il sonoro del film già montato, mescolando accenni di dialoghi compiuti durante le riprese a reazioni dovute alla visione del film, a riflessioni generali sulla vita, il passato, i desideri d’avvenire. All’epoca ero studente di antropologia appassionato di cinema e delle frontiere interdisciplinari che mettevano in contatto questa disciplina con le arti visive, la letteratura e il teatro. L’improvviso irrompere delle parole di Ganda (“Mesdames, Mademoiselles et Messieurs, je vous présente Treichville!”) fece nascere in me il desiderio di andare alla ricerca di quelle voci, per ascoltarle, e studiarne le modalità espressive e le possibilità concrete di esistenza