I miei gusti non sono mai coincisi con quelli dei cinefili. Mentre i colleghi universitari parlavano dell’occhio della madre, io pensavo all’occhio del T-Rex in Jurassic Park, quello che Lexie illumina con una torcia dalla jeep elettrica durante il blackout del parco. È anche uno dei miei primi ricordi cinematografici live-action, con una visione pomeridiana a nove anni in un cinema di Bergamo. Ricordo lo stupore per i dinosauri che sembravano veri, e il terrore sottile nei movimenti degli oggetti: il bicchiere d’acqua che trema a ogni passo del t-rex, la gelatina sul cucchiaio di Lexie che trema con lei all’arrivo dei Raptor. Certe inquadrature e sequenze horror (la jeep sotto la pioggia, i velociraptor in cucina) immerse nella meraviglia più assoluta. Ricordo anche la lotta costante fra natura e uomo, fra natura e tecnologia. Ricordo di avere per la prima volta trovato la mia eroina, la dott.ssa Ellie Sattler – che va a fare ripartire l’energia nel parco da sola. Ricordo Jurassic Park come lo standard delle mie emozioni cinematografiche future.