Personalmente, a 14 anni non avevo ancora maturato un occhio critico in grado di stabilire la qualità di un film. Il mio occhio era in uno stadio “intermedio”: tra l’occhio infantile che si appassiona alle magie dello schermo, e l’occhio adolescenziale attratto dalla catastrofe e dalla distruzione! L’immagine dell’annientamento pirotecnico dei simboli architettonici e politici americani diretta da Roland Emmerich, da parte degli alieni, in quel lontano 1996, si impressero nella mia mente e nella mia memoria, nonché nell’immaginario collettivo. Ripensando a ciò che sarebbe accaduto l’11 settembre di qualche anno dopo, quelle scene erano solo premeditazioni fantastiche di una tragedia reale: ecco, Indipendence Day mi ha fatto scoprire, nel corso del tempo, l’attrazione morbosa per l’apocalissi, il fatto che il cinema sia anche violenta distruzione e non solo conservazione, capace sì di rivolgersi al cervello e al cuore, ma prima di tutto al sistema nervoso e allo stomaco.