Il sorpasso
Le pinete che sanno di mare. La casa delle vacanze, immensa e fresca. Le macchine scoperte, l’odore di tabacco, i plaid. Le canzonette, il jazz, il sax. Balli campestri e night club. Trattorie e autogrill. Il disagio di chi esce dalla Storia per entrare in un sogno che chiama presente.
E dunque guardarsi. E scoprire le distanze che lo sguardo impone al proprio passato, gli altri, i loro stili di vita: l’addio alla notte di un vecchio in frac. La consapevolezza che non si è mai in nessun luogo ma solo in viaggio, o in fuga. Il mondo visto sfilare da una macchina in corsa veloce come la pellicola nel proiettore, luminoso come una lampada ad arco, incerto come un sorpasso.
E allora inventarsi un nome per tutto questo: estate, cinema, oppure vita. Non importa. Conta solo questo adesso sottile e feroce, il rombo del motore, lo squillo beffardo del clacson; conta questo corpo elastico e potente, il colpo vincente sferrato alla pallina, un’ultima risata e la furia, la furia di vivere.