Ciò che mi ha fatto capire quanto io desiderassi addentrarmi in un modo più profondo e scientifico nello studio del cinema è quello che Michelangelo Antonioni ha definito “il mistero dell’immagine” e scoprire quanto può essere interessante iniziare a comprendere la forza di un’immagine, la sua composizione ma, in particolar modo, la sua realtà: la realtà che l’immagine decide di mostrarti.  Insomma, provare a comprendere come i dati relativi allo sguardo introspettivo del regista siano trasportati all’esterno, rielaborati e creino infine immagini che noi, a nostra volta, con il nostro sguardo saremo in grado di leggere, ma mettendo all’interno della visione anche qualcosa di nostro. Ed è affascinante scoprire come il colore non sia assoluto, ma assuma una sua diversità in base a chi lo guarda e sia così in grado di creare un rapporto tra l’oggetto e l’osservatore. Dunque, sono proprio l’esplorazione dell’immagine, la sperimentazione delle forme che questa può assumere “oltre il cinema”, la ricerca inesausta della realtà più profonda e nascosta dietro e dentro l’immagine, sono queste esperienze quelle che mi hanno aperto lo sguardo e fatto desiderare di poter fare parte della grande famiglia degli studiosi e degli appassionati del Cinema.   

 

 

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