In mezzo a un’infinita quantità di visioni precedenti e successive, alla sorpresa iniziale, al rito del rientro da scuola, alle clip scaricate a 56k, alla casualità dei palinsesti, alla scelta sulle piattaforme, il cambio di passo c’è stato quando ho ricominciato a guardare I Simpson dall’inizio, con sistematicità, scrivendo appunti per la tesi, tra le facce stranite di amici e amiche che passavano dalla mia stanza fermandosi poi per qualche mezz’ora. Prendere sul serio I Simpson è stato, ed è, un modo per capire la televisione e i media. La rilevanza del banale, dello scontato. La semplicità solo apparente di quanto ci fa ridere. La densità di rimandi che si svela fermando il flusso e tornandoci su. L’intreccio di nuovo e sempre uguale in una serialità lunghissima. La capacità di un’opera debordante di costruire un’enciclopedia della cultura e società di oggi, di scavalcare frontiere aggiungendo valore a ogni passo, di intrecciarsi alle vite di tanti. Va bene, guardo un’altra puntata.