Già durante il prologo vengo conquistata dalla regina Iduna – che prende il nome dalla dea della primavera, custode delle mele dell’immortalità – che narra alle figlie del fiume leggendario Ahtohallan, un luogo mitico e ancestrale in cui si viene a conoscenza della verità, del proprio passato e conseguentemente del proprio posto nel mondo. 

L’evento dinamico del film parte proprio da qui: una voce femminile suadente chiama Elsa e la porta a ricercare il suo passato e le sue origini. L’eroina parte per questo viaggio all’interno di se stessa – e della natura dei suoi luoghi, della quale lei fa concretamente parte – e arriva ad Ahtohallan dove conoscerà il suo passato e si collegherà all’eterno femminino rappresentato da sua madre. Elsa scopre così in sé stessa il quinto elemento misterioso, dopo quelli di terra, acqua, aria e fuoco. Quando Elsa e sua madre cantano “Show Yourself, step Into tour Power” in uno dei momenti più emozionanti del film, sanciscono proprio il tema principale che lega tutti i plot della narrazione.

Il viaggio dell’Eroina in questo film esplode nel momento in cui Elsa e Anna scendono nelle buie profondità degli inferi per morire simbolicamente, per poi rinascere cambiate e pronte ad affrontare la sfida finale, quella più difficile: Elsa lo fa diventando una Dea, rivendicando e abbracciando i propri poteri; Anna invece rendendosi conto della sua forza, delle sua capacità e della sua indipendenza.

Frozen II è insomma un film sul divino femminile. Affronta la magia, il potere creatore e distruttivo degli elementi naturali, storie di madri, figlie, sorelle e dee che si fanno strada per ristabilire luce e equilibrio.