Recentemente ho trovato in uno scatolone nella cantina dei miei una vecchia letterina che scrissi a Babbo Natale, qualcosa come vent’anni fa. Chiedevo la VHS di “Roger Rabbit 2”. Purtroppo quel regalo non arrivò mai, non perché fossi stato cattivo quell’anno, ma perché quel film non venne mai girato. È che io ne volevo ancora. Cartoni animati e persone vere che convivono, potete crederci? E poi quell’atmosfera noir, la Hollywood degli anni ’40, la battaglia al pianoforte fra Paperino e Duffy Duck, Betty Boop in bianco e nero in un mondo a colori. L’atroce salamoia. La sexy Jessica Rabbit. Infine Cartoonia, cui si arrivava attraverso un tunnel lunghissimo: nel mondo degli umani era notte, ma lì il sole cantava e c’era un caos meraviglioso. Solo dopo sono arrivati gli Haneke e i Tarkovskij. Ma tutto, credo, partì da lì, da un coniglio animato casinista, e quei geni di Zemeckis, Spielberg, la Amblin. Ecco, semplicemente ne volevo ancora, e non ho mai smesso di volerne da allora.