La narrazione seriale televisiva, per chi come me è nato negli anni Novanta, rappresenta un’unità strutturale fondamentale nella formazione del nostro DNA culturale, un flusso audiovisivo che, nel sommarsi indistinto e intrecciato di puntate ed episodi, ci ha accompagnato ogni giorno. La mia appercezione della narrazione seriale in quanto oggetto di studio, tuttavia, è tardata a palesarsi. A fare uscire la mia ricezione da uno stato di distrazione è stata Once upon a time (ABC, 2011-2018), su cui lavorai per la tesi magistrale. Mescolando alcuni dei topoi narrativi e dei tipi finzionali più iconici dell’immaginario culturale popolare quali sono quelli delle fiabe, Once upon a time mi spinse a interrogarmi sul concetto poliedrico di serialità e sulle sue forme. La curiosità e la meraviglia che provai nell’analizzare l’intreccio metanarrativo della storia e le vite transfinzionali e transmediali dei suoi protagonisti sono state la scintilla della mia ricerca accademica.