Nel silenzio di uno studio, da cui si ammiravano i tetti di una splendida Torino, l’inserimento di un VHS nel videoregistratore aprì le danze ad un film che rapì a partire dal suo ipnotico inizio. La polvere e il fumo di sigaretta cominciarono a roteare in spirali tra i raggi di luce provenienti dal vecchio televisore per confondersi con le nuvole gialle dei fumogeni che offrì lo schermo. Un senso di inquietudine si impose. Suono distorto di pale di elicottero vibrarono nell’aria. Davanti a me una verde e selvaggia distesa di palme si mossero lente come alghe sott’acqua. La realtà effettuale si diramò nello studio. La tensione accrebbe con le note sinuose e lisergiche di una chitarra elettrica. Pensai di essere troppo giovane per fare quel tipo di esperienza che il film stava dando vita. Avevo 12 anni. Ma lo sguardo di quello che sarebbe stato il mio maestro mi fece capire che era giusto così. Un incendio divampò. Qualcosa di unico e indescrivibile. Da allora quel fuoco brucia.