Lo sguardo spaesato di Anna mi accompagna dal 1996, quando ho avuto il privilegio di incontrare Alberto Grifi in occasione dell’ultima edizione del Festival Pollicino di Catania, diretto da Alessandro Aiello di Cane Capovolto.

In un generoso laboratorio di 15 ore, tenuto presso la saletta Achab, Grifi ci presentò la sua idea di cinema, come era solito fare battendo palmo a palmo tutti i centri sociali occupati e autogestiti d’Italia.

Da quei pomeriggi di domande fitte fitte e di instancabili racconti, le idee di Alberto Grifi risuonano nei miei studi e nella mia ricerca sul ruolo sociale e politico dell’immaginario audiovisivo. Ancora oggi, le sue immagini e le sue parole continuano imperterrite a interrogarmi, a mettermi in crisi quotidianamente nel lavoro a Scuola, all’Accademia, all’Università; nel mio desiderio educato, egoista e talvolta – ahimè – autoreferenziale di fotografare e rappresentare e raccontare il mondo che mi circonda.