Continuo ad amare questo piccolo film, realizzato grazie al Catholic Film Institute, perché intatta è rimasta la magia del racconto, a dispetto della semplicità della storia e della messinscena.
Siamo nei sobborghi di una Londra anni Cinquanta, e seguiamo la ricerca della piccola Amelia di un paio di ali da angelo per la recita (il fratello, forse per dispetto, ha rovinato quelle che aveva portato a casa da scuola). Grazie alla levità della macchina da presa, ai primi piani della bambina, alla tensione tra campo e fuori campo e a un uso dosato della musica classica, Ken Russell – qui agli inizi di una carriera che lo porterà presto ad essere definito kitsch e scandaloso – mette la sua visionarietà a servizio di spiritualità e fede. Il regista ci suggerisce che “la via di fuga” è qui, tra noi, alla portata di tutti, grazie allo sguardo e alla fiducia di una bambina. Un finale “da favola” è (ancora) sempre possibile.