Avevo cinque o sei anni quando una domenica pomeriggio i miei genitori e i miei zii si misero a guardare Amadeus, che avevano registrato qualche sera prima dalla televisione su una VHS vuota. All’epoca mi fu proibito di assistere al film in quanto inadatto per la mia giovane età, ma prima di venire cacciato definitivamente dal salotto riuscii a scrutarne i minuti iniziali, che ironicamente erano forse anche i più “inadatti”. Ricordo la musica potente, le urla da dietro una porta chiusa a chiave, poi un vecchio insanguinato che si era tagliato la gola, un manicomio fatiscente, un giovane prete. Amadeus non è il film che più ho amato della storia del cinema, ma forse è quello che per primo ha instillato in me il desiderio di crescere per vedere quel che da ragazzino mi veniva proibito (e succedeva spesso!), anche quando si trattava delle innocue invidie tra due compositori di palazzo del Settecento.